Il patrimonio documentario qui descritto testimonia l’attività politico-istituzionale del presidente Colombo, uno dei massimi protagonisti della storia dell’Italia repubblicana, riconosciuto a livello locale, nazionale e internazionale. E' composto soprattutto da fotografie che, oltre a documentare gli avvenimenti legati all’attività politica di Emilio Colombo, rappresentano un importante tassello per la ricostruzione della storia politica, economica e sociale della Basilicata, dell’Italia, dell’Europa e del mondo. Le fotografie pervenute coprono un ampio arco temporale che va dagli anni '30 del Novecento al 1948, anno in cui Colombo fu eletto all’Assemblea Costituente e cominciò la sua carriera politica, fino agli anni 2000, decenni in cui egli ricoprì numerosi incarichi governativi, firmando ben 1.626 progetti di legge, 1.040 approvati. Nel 2003 fu nominato senatore a vita dall’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. In ambito internazionale, è stato anche membro del Parlamento europeo (1976-1980), ricoprendo la carica di presidente dal 1977 al 1979. Le fotografie che costituiscono la raccolta riproducono inaugurazioni di opere pubbliche, opere di bonifica in Italia, eventi per la “posa della prima pietra”, manifestazioni di carattere locale e nazionale, visite ufficiali in Italia e all’estero, partecipazione a forum europei e internazionali (FAO, Parlamento Europeo ecc.), comizi, campagne elettorali, discorsi pubblici, cerimonie di conferimento di premi e riconoscimenti. Numerose fotografie che compongono la raccolta ritraggono Emilio Colombo al fianco di illustri politici, tra i quali, per citarne solo alcuni, Alcide De Gasperi, Antonio Segni, Aldo Moro, Giovanni Spadolini, Richard Nixon, Ronald Reagan, George H. W. Bush, Margaret Thatcher.
Consistenza rilevata
Tipologia
fascicolo/i
Quantità
540
Consistenza calcolata
Fascicolo: 541, Livello: 12,
Storia istituzionale/Biografia
Emilio Colombo nacque a Potenza l’11 aprile 1920, da Angelo e Rosina Tordela.
La sua formazione avvenne negli ambienti cattolici del capoluogo lucano, dove fondò, a quindici anni, la prima associazione studentesca di Azione cattolica. La frequentazione di quel mondo, negli anni del fascismo, oltre a consolidare in lui una chiara impronta culturale e ideologica, gli consentì di maturare una ferma opposizione al regime fascista. Egli crebbe nel clima culturale e politico della parrocchia Ss. Trinità negli anni in cui il parroco era monsignor Vincenzo D’Elia, referente lucano di Luigi Sturzo. Nel 1930 diventò vescovo della Diocesi di Potenza e Marsico Nuovo, il mantovano Augusto Bertazzoni, consigliere e mentore politico di Colombo, con cui il senatore avrebbe mantenuto sempre uno strettissimo rapporto.
Nel 1937, Colombo conseguì con un anno di anticipo la maturità classica a Potenza. Studiò giurisprudenza all’Università di Roma, laureandosi nel 1941 con una tesi in Diritto ecclesiastico. A Roma ebbe modo di frequentare il cenacolo culturale di don Giuseppe De Luca, incontrando intellettuali di primissimo piano come Giuseppe Prezzolini, Giovanni Gentile, Giovanni Papini, Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Vincenzo Cardarelli e Aldo Palazzeschi. Intenzionato a proseguire gli studi e puntando all’insegnamento universitario, intraprese il percorso di specializzazione in Diritto canonico iscrivendosi, nel 1941, al Pontificium Institutum Utriusque Iuris, ma dovette interrompere gli studi al secondo anno poiché chiamato alle armi.
La caduta del fascismo, nel 1943, accelerò il suo rientro a Potenza dove fu tra le giovani leve impegnate nell’azione di coagulo delle forze antifasciste maturate intorno al vescovo Augusto Bertazzoni, il cui ruolo fu centrale nell’avvio di quella che si preannunciava già come una lunga e impegnativa carriera politica nelle file democristiane. Nel 1944 Colombo fu nominato segretario generale della Gioventù italiana di azione cattolica, tenendo l’incarico fino al 1947, quando fu eletto vice presidente del Bureau internazionale des enfants (Organizzazione internazionale di movimenti educativi).
Nelle elezioni del 2 giugno 1946, con 21.000 preferenze, fu il candidato che trascinò alla vittoria la DC in Basilicata.
Alla Costituente Colombo fu componente e segretario della Quarta commissione, presieduta da Luigi Longo, che si occupò dell’esame dei disegni di legge. Di giovane età e privo di esperienza, partecipò con Antonio Segni e Paolo Emilio Taviani alla scrittura degli articoli della Costituzione riguardanti il concetto di proprietà (affermazione, legittimazione, funzione, limiti, doveri verso la collettività), mettendo a punto la cornice normativa all’interno della quale sarebbero poi stati inscritti, tra gli altri, i provvedimenti di riforma fondiaria. Quanto all’attività più propriamente politica, in quei mesi fu promotore di alcuni interventi di sistemazione degli acquedotti lucani.
Fu eletto vicepresidente generale della Gioventù italiana di Azione cattolica (GIAC) nel marzo del 1947, risultando particolarmente attivo nell’organizzazione di incontri e convegni finalizzati al consolidamento del consenso tra i giovani cattolici in vista della tornata elettorale del 1948. In occasione del Convegno di Bologna del settembre 1947 intervenne come relatore al fianco di Carlo Carretto, Gedda e padre Riccardo Lombardi. Negli stessi mesi fu rappresentante della Lucania nel Comitato per il Mezzogiorno, organismo istituito dopo il Congresso di Napoli del 1947 e affidato alla presidenza di Sturzo.
Divenuto l’uomo di punta della DC lucana, alle elezioni per la prima legislatura repubblicana del 1948 Colombo risultò il deputato più eletto nella circoscrizione Potenza-Matera, all’interno di un quadro di graduale assestamento degli schieramenti politici, prevalentemente caratterizzato dal dissolvimento del fronte nittiano e dal ridimensionamento delle sinistre.
Colombo fu subito introdotto nelle istituzioni di vertice della neonata Repubblica italiana: già componente della IX Commissione (Agricoltura e foreste - alimentazione), a soli ventotto anni fu nominato sottosegretario all’Agricoltura e foreste nel V e nel VI Governo De Gasperi, tra il maggio del 1948 e il luglio del 1951.
In quegli anni l’attività di Colombo si concentrò sul mondo agrario, in un Mezzogiorno scosso dalla recrudescenza delle lotte contadine, che si erano innestate progressivamente sullo scontro politico tra il centro democristiano e la sinistra socialista e comunista. Nel 1949, incaricato da Segni, allora ministro all’Agricoltura e foreste, Colombo fu inviato a Melissa, in Calabria, dove si stavano verificando scontri tra le forze dell’ordine e i movimenti di lotta per la terra, durante i quali erano state uccise sei persone, tra cui una donna: lo scopo era quello di proporre la mediazione dello Stato nei conflitti e tentare il ripristino della legalità, quest’ultima avvertita come primaria necessità a pochi mesi dall’entrata in vigore della Costituzione. A Colombo fu affidato il mandato di gestire le trattative con i sindacati, affinché fosse ripristinato l’ordine e raggiunto l’accordo di procedere, con la mediazione delle istituzioni democratiche, alla distribuzione delle terre attraverso procedure legali di assegnazione.
Nel luglio del 1950, sempre nella veste di sottosegretario all’Agricoltura e foreste, oltre che maggiorente politico locale, Colombo accompagnò Alcide De Gasperi nello storico primo suo viaggio in Basilicata, durante il quale fece tappa a Potenza, in Val d’Agri e, in ultimo, a Matera, dove ebbe modo di visitare i rioni Sassi, in un giro non programmato e fatto inserire da Colombo solo all’ultimo momento nel programma: le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui molte famiglie materane erano costrette a vivere in quelle antiche grotte, oltre che l’insalubrità di quegli agglomerati scavati nella roccia, convinsero De Gasperi a nominare proprio Colombo a capo di una commissione incaricata di studiare provvedimenti specifici per affrontare quella che, nel discorso seguito in piazza, il presidente del Consiglio avrebbe definito un’«infamia nazionale». Rientrato a Roma, Colombo lavorò all’elaborazione di quella che sarebbe stata la legge 17 maggio 1952, n. 619, Legge speciale per il risanamento dei Sassi.
Nel luglio del 1951, nel passaggio dal VI esecutivo De Gasperi (entrato in crisi per le dimissioni del ministro del Bilancio Giuseppe Pella) e il VII, a Colombo non furono conferiti incarichi nel nuovo governo. Gli fu chiesto, invece, di candidarsi per le elezioni amministrative della città di Potenza che si sarebbero tenute, anticipatamente rispetto alla scadenza naturale, nel giugno del 1952, quale soluzione alla crisi politica determinata dalle dimissioni del sindaco Pietro Scognamiglio e alla lunga reggenza commissariale di Domenico Zotta. Divenuto ormai l’uomo di punta della DC lucana, Colombo ottenne oltre settemila preferenze, trascinando alla vittoria il Partito. Rimase in carica dal giugno al dicembre del 1952 quando, in vista della candidatura alle elezioni politiche del giugno 1953 e dell’eventuale incompatibilità tra le due cariche, scelse di dimettersi.
Fu rieletto alla Camera per la II legislatura nella circoscrizione Potenza-Matera, risultando il più votato con oltre 54.000 preferenze. Gli esiti delle politiche del 1953 confermarono da una parte il ruolo di Colombo nelle istituzioni romane e dall’altro il consolidamento della sua leadership sul piano locale, rafforzata, tra l’altro, in occasione della campagna elettorale, dalle ulteriori due visite in Basilicata di De Gasperi, l’ultima delle quali calendarizzata strategicamente per il 17 maggio: in quella circostanza, Colombo fu accanto al presidente del Consiglio nel consegnare le prime case nel nuovo quartiere materano La Martella, sorto per accogliere gli sfollati dei Sassi e costruito secondo gli esperimenti di urbanistica partecipata del laboratorio di Adriano Olivetti, Federico Gorio, Ludovico Quaroni ed Ettore Stella. Colombo ottenne il sottosegretariato ai Lavori pubblici col ministro Giuseppe Spataro, ruolo che avrebbe ricoperto anche accanto al ministro Umberto Merlin nei successivi, nonché brevi, governi Pella (agosto 1953 - gennaio 1954) e Fanfani I (gennaio - febbraio 1954). Proseguì nel medesimo incarico anche nel Governo Scelba (febbraio 1954 - luglio 1955), quando ministro dei Lavori pubblici fu il socialdemocratico Giuseppe Romita: proprio in quest’ultimo governo, Colombo si adoperò per l’approvazione delle norme per l’incentivazione dell’edilizia popolare.
Colombo rivestì quindi il ruolo di ministro dell’Agricoltura e foreste nel I governo Segni (in carica dal 1955 al 1957), unitamente a quello di Alto commissario per l’alimentazione. Mantenne gli stessi incarichi anche durante il successivo esecutivo Zoli (1957-1958), seguendo l’applicazione delle leggi di riforma agraria oltre che i passaggi propedeutici alla firma dei trattati di Roma e alla nascita della Comunità economica europea.
Rispetto al processo di integrazione europea, Colombo fu un importante riferimento in sede internazionale già a partire dal biennio 1958-1959, quando divenne ministro del Commercio con l’estero nel secondo governo presieduto da Fanfani: fu proprio questi che incaricò Colombo di partecipare ai lavori della CECA e di seguire, per l’Italia, le trattative diplomatiche e negoziali per l’attuazione degli accordi europei, soprattutto in difesa della politica agricola comune.
Le dimissioni di Fanfani (alle quali sarebbero seguite anche quelle dalla Segreteria della DC), rassegnate nel gennaio del 1959 a seguito della crisi interna al Partito, della spaccatura di Iniziativa democratica (cui afferiva Colombo) e di alcune bocciature parlamentari, evidenziarono, tra l’altro, i malumori della corrente moderata del Partito riguardo alle paventate aperture a sinistra segnando, nella crisi del marzo 1959, la nascita della corrente dorotea di Segni, Taviani, Rumor e Colombo, preludio all’avvicendamento alla guida della DC tra Fanfani e Aldo Moro, quest’ultimo aderente alla medesima corrente ma su posizioni meno intransigenti.
Nel nuovo governo Segni II (1959-1960) gli fu affidata la guida del dicastero dell’Industria e commercio, incarico che avrebbe esercitato, fino al 1963, anche nei tre governi successivi (Tambroni, Fanfani III e IV).
A partire dagli anni Sessanta ebbe inizio la lunga attività di Colombo nei dicasteri economici e finanziari: fu alla guida del ministero del Tesoro, nel primo e breve esecutivo Leone, tra il giugno e il dicembre del 1963; mantenne il medesimo ruolo anche nei successivi tre governi Moro, tra il 1963 e il 1968. Durante il secondo governo Leone, un monocolore DC in carica tra giugno e dicembre 1968, oltre alla guida del Tesoro assunse eccezionalmente anche l’interim al Bilancio e programmazione economica. Fu ministro del Tesoro anche nei tre governi Rumor, tra il 1968 e il 1970.
Sempre nel 1970, il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat affidò a Colombo l’incarico di formare il nuovo governo. Si trattò di un esecutivo di centro-sinistra, sostenuto da DC, PSI, Partito socialista democratico italiano (PSDI), Partito repubblicano italiano (PRI), il quale offriva garanzie di chiusura riguardo a qualsiasi ipotesi di avvicinamento ai comunisti. Entrato in carica il 6 agosto 1970, il Governo fu impegnato nel piano di riforma del fisco, i cui decreti applicativi sarebbero stati approvati quando, fra il 1973 e il 1974, Colombo avrebbe assunto la guida del ministero delle Finanze nel IV governo Rumor. Una delle prime e più spinose questioni che Colombo dovette affrontare nell’autunno-inverno del 1970 fu quella della rivolta di Reggio Calabria, la cui gestione avrebbe richiesto finanche l’impiego di contingenti militari; si era nel vivo dei processi istitutivi delle Regioni, segnati in Calabria da azioni intimidatorie e scontri innescati dalla decisione di individuare in Catanzaro la città capoluogo. La questione fu affrontata, sul piano politico, col varo del cosiddetto 'pacchetto' o 'piano Colombo', in virtù del quale fu deciso che Catanzaro sarebbe stata città capoluogo e sede della Giunta regionale, Reggio Calabria sede del Consiglio regionale e Cosenza, più marginale rispetto alle contese, avrebbe avuto l’Università. Il piano fu ampliato anche a iniziative di carattere infrastrutturale, con la costruzione del porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria (oggi uno dei più importanti del Mediterraneo), destinato all’implementazione e al rafforzamento dell’economia di tutta la piana.
Il governo Colombo proseguì anche sulla linea del controllo dei conti pubblici e della rigorosa politica monetaria attraverso il cosiddetto decretone economico Colombo (approvato col ricorso al voto di fiducia per via dell’ostruzionismo esercitato dalle opposizioni), con il quale si puntò al controllo delle ondate inflazionistiche e al sostegno della produzione interna.
Dal febbraio a giugno del 1972, Colombo fu ministro del Tesoro con il governo Andreotti; nel secondo governo Andreotti, invece, in carica dal 1972 al 1973, fu nominato ministro senza portafoglio del Consiglio dei ministri (con delega per i compiti politici particolari e di coordinamento, con speciale riguardo alla presidenza della delegazione italiana all’ONU).
Dopo una breve esperienza alle Finanze nel breve governo Rumor IV (1973-1974), Colombo tornò alla guida del Tesoro nel successivo Rumor V (marzo - novembre 1974), per rimanervi anche nei due brevi esecutivi a guida Moro (IV, 1974 - 1976; V, febbraio - luglio 1976), trovandosi ad affrontare le ripercussioni inferte all’economia italiana dalla fine del gold exchange standard deciso dagli Stati Uniti e i duri contraccolpi determinati della crisi petrolifera.
Nel 1976 Colombo fu designato quale rappresentante italiano al Parlamento europeo, di cui divenne presidente l’8 marzo 1977. La sua presidenza diede un significativo impulso alle dinamiche internazionali, in particolare alle relazioni diplomatiche con Israele, Egitto, Messico e Cina, paese quest’ultimo nel quale l’Italia, vigente il suo governo, aveva pionieristicamente aperto un’ambasciata fin dal 1971. Operò per la modifica del sistema elettorale per il Parlamento europeo, sostenendo l’adozione del suffragio universale diretto: nel 1979, nel corso delle prime elezioni celebrate con la nuova modalità, fu eletto per la Circoscrizione dell’Italia meridionale con un amplissimo consenso, circa 860.000 preferenze (primo eletto, con oltre 400.000 voti di stacco dal secondo), segno di un indiscusso radicamento non solo in Basilicata, ma in tutto il Mezzogiorno.
Nello stesso anno gli fu attribuito il premio Carlo Magno, terzo italiano a riceverlo dopo De Gasperi e Segni, per aver sostenuto e diretto con forza il progetto comunitario e aver fornito un contributo significativo all’integrazione europea. Si dimise dal Parlamento europeo nel 1980 poiché chiamato ad assumere la guida degli Affari esteri in Italia nel secondo governo Cossiga (aprile - ottobre 1980): fu durante quei mesi che, mediando perché fosse trovata una via d’uscita rispetto alle richieste di riequilibrio finanziario avanzate da Margaret Thatcher, difese con forza i piani della politica agricola comunitaria.
Fu tra i promotori, con Francesco Cossiga, della storica Dichiarazione di Venezia (approvata dal Consiglio europeo durante la presidenza di turno italiana nel giugno del 1980), un documento sulla politica europea per il Medio Oriente, con cui si operò per la conciliazione, secondo la formula 'due popoli, due Stati', per la temporanea soluzione della controversia israeliano-palestinese.
Colombo fu confermato agli Affari esteri nei successivi governi Forlani I (1980 - 1981), Spadolini I (1981 - 1982) e II (agosto - dicembre 1982), Fanfani V (1982 - 1983), gestendo la questione degli euromissili, ovvero del 'bilanciamento', attraverso la collocazione di missili americani in Europa, dell’arsenale nucleare a media gittata installato dall’URSS sul finire degli anni Settanta, in base alla linea reaganiana dell’opzione zero, destinata, nel medio periodo, a porre le basi per il progressivo e congiunto smantellamento degli armamenti nucleari.
Con Hans-Dietrich Genscher, ministro degli Esteri della Repubblica Federale Tedesca, redasse l’omonimo atto Colombo-Gensher (del novembre 1981), una proposta di rilancio del processo di integrazione politica dell’Europa alla base della successiva dichiarazione solenne sull’Unione Europea di Stoccarda del giugno 1983, primo atto dell’attuale assetto comunitario.
Fu presidente dell’Unione europea democratico cristiana (UEDC) dal 1985 e dell’Internazionale democratico cristiana dal 1993. Dal 1986 al 2003 fu presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori, ente fondatore dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Ricoprì l’incarico di ministro del Bilancio e della programmazione economica nel governo Goria I (1987 - 1988) e di ministro delle Finanze dell’esecutivo De Mita I (1988 - 1989). Rieletto al Parlamento europeo nel 1989, dal 1990 fu nominato presidente del Comitato atlantico italiano. Tra il 1992 e il 1993 fu ministro degli Affari esteri del primo Governo Amato.
Dopo la fine dell’esperienza democristiana Colombo sostenne l’Ulivo di Romano Prodi; alle elezioni del 2001 fu candidato al Senato per il Collegio di Potenza nella lista del movimento Democrazia Europea di Sergio D’Antoni, ma non fu eletto.
Nominato senatore a vita il 14 gennaio del 2003 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, «per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale», nello stesso anno fu coinvolto in un’inchiesta per l’uso di sostanze stupefacenti a scopo terapeutico.
Sedette a Palazzo Madama dalla XIV alla XVII legislatura, prendendo parte a diverse commissioni permanenti. Nell’ottobre del 2011 gli fu assegnata la medaglia d’oro della Fondazione Jean Monnet, «per gli alti meriti avuti nella nascita e nello sviluppo della CEE e dell’Unione europea».
Morì a Roma il 24 giugno 2013.
Storia archivistica
Il fondo Emilio Colombo è stato acquisito dal soggetto conservatore tramite donazione da parte della famiglia Colombo nel 2017; comprende 5311 fotografie alcune delle quali pervenute prive di supporto conservativo ed altre contenute in 128 album fotografici di diversa grandezza, formato e tipologia. La raccolta si compone di positivi, stampe fotografiche analogiche e digitali, per due terzi in bianco e nero e per il restante un terzo a colori, di formato medio (30x24, 18x24 e 20x25) e piccolo (8x13), realizzate con diverse tecniche fotografiche. Molte delle immagini sono “opere orfane” senza autore, mentre numerose sono state realizzate da studi fotografici più o meno conosciuti (Foto Leone di Foggia, Foto Bucci di Potenza, Foto Luxardo di Roma ecc.). Il patrimonio fotografico è iscritto al portale “CENSIMENTO FOTOGRAFIA - Censimento delle raccolte fotografiche in Italia” (http://www.censimento.fotografia.italia.it), ma la raccolta, prima del presente intervento, era stata sottoposta soltanto ad una semplice rilevazione preliminare per verificarne la consistenza a livello generale a partire da agosto 2019.
Questo inventario è frutto del lavoro di riordino, descrizione, inventariazione, digitalizzazione e ricondizionamento del materiale fotografico affidato alla Ebla soc. coop e finanziato attraverso il bando “Contributi a progetti per interventi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori - anno 2021 (cap. 3121/pg1)” della Direzione generale archivi del MIC.
Il lavoro è stato svolto da Elisa Giovannetti e Angela Castronuovo con il coordinamento di Allegra Paci, la consulenza storica di Donato Verrastro e la collaborazione di Maria Lucia Lucia e Maria Soldo.
Sono state inserite nel software ARCHIUI, scelto per l’inventariazione del fondo, debitamente compilate, 3.806 schede descrittive (1 scheda fondo, 12 schede serie, sottoserie, 540 schede unità archivistiche/documentarie, 2688 schede media, 441 schede enti/persone, 154 schede eventi).
L’attività di condizionamento ed etichettatura ha interessato l’intero fondo, per un totale di pezzi 5.311.
L’attività di digitalizzazione ha interessato 3.037 fotografie per un totale di 2726 digitalizzazioni, in 3 formati diversi.
Per la digitalizzazione si è adottato, in conformità a quanto indicato dagli standard nazionali, l’acquisizione diretta attraverso scanner piano.
Ad ogni oggetto digitale, derivante dalla scansione di ogni singolo oggetto fotografico, è stato assegnato come titolo un codice alfanumerico corrispondente al numero di catalogo che è stato riportato anche sul singolo oggetto fotografico e sulla scheda di catalogo.
L’immagine digitalizzata, ottenuta dalla scansione o fotoriproduzione, è stata prodotta in quattro formati adatti alla conservazione, alla pubblicazione e all’inserimento nella scheda catalografica, come di seguito specificato. Per la conservazione: TIFF 6.0 non compresso ad alta risoluzione, 300 dpi ottici, profondità di colore 24 bit RGB; per la pubblicazione editoriale: JPEG, 300 dpi ottici, profondità di colore 24 bit RGB; per la pubblicazione in rete: JPEG, 150 dpi ottici, profondità di colore 24 bit RGB con applicazione di watermark; per l’inserimento nella scheda catalografica: GIF, 72 dpi ottici, 8 bit colore indicizzati. L’intero lavoro è fruibile dal portale del Centro di Geomorfologia Integrata per l'Area del Mediterraneo - CGIAM.
Criteri di descrizione
La catalogazione delle unità archivistiche/documentarie fotografiche individuate ha tenuto conto della “scheda F” ICCD per la catalogazione della fotografia, attraverso l’elaborazione di un livello di descrizione minimo e la registrazione di tutte le informazioni rilevabili, in coerenza con lo stesso standard.
Gli elementi base della descrizione della fotografia sono stati la descrizione dell’area del titolo e dell’indicazione di responsabilità (titolo, eventuali complementi o titoli paralleli e indicazione di responsabilità: persone o enti che hanno contribuito al contenuto creativo o intellettuale del materiale che si sta catalogando ), e l’area della descrizione fisica (consistenza numerica, tipologia del materiale descritto, dimensioni, eventuali iscrizioni).
L’inserimento del dato della consistenza dell’unità documentale, che si trova nella scheda nell’area “Consistenza rilevata”, è stato fatto scegliendo come unità di consistenza “pagina/e” nel caso degli album, “carta/e” nel caso delle fotografie sciolte. Le ragioni di questa scelta stanno nel fatto che gli album sono stati descritti e rappresentati come “oggetti complessi” e digitalizzati per pagina e non per singola fotografia. Le fotografie sciolte sono state descritte, invece, come “carte” perché, in alcuni casi, accompagnate da lettere, biglietti da visita, appunti manoscritti, documentazione cartacea, parte dell’unità documentale; inoltre, perché le fotografie del Fondo Emilio Colombo sono tutte stampe positive, ovvero composte da supporto primario di materiale cartaceo ed emulsione sensibile della fotografia.
Criteri di ordinamento
Prima del presente intervento archivistico, il fondo non era mai stato oggetto di riordino e/o inventariazione seppur sommaria. Nel 2019, dopo l'acquisizione della documentazione da parte del Centro studi internazionali Emilio Colombo, ne era stato compilato un elenco senza pretesa di scientificità. Nel corso del presente intervento, è stata condotta inizialmente una ricognizione analitica del complesso documentario e uno studio della costituzione del fondo in relazione al soggetto produttore e all’analisi delle differenti modalità di acquisizione della documentazione. Purtroppo non è stato possibile risalire all'ordinamento originario, perciò la documentazione è stata riordinata tenendo presente i campi di attività pubblica del soggetto produttore. Sono state individuate così le serie archivistiche con le opportune sottoserie e le unità archivistiche sono state ricondotte alle relative serie.
E' stato redatto un inventario del complesso archivistico mediante il software di gestione e inventariazione ARCHIUI, che adotta standard nazionali e internazionali di descrizione archivistica e supporta e gestisce le immagini digitalizzate.
L’unità archivistica di questo lavoro di riordino, inventariazione e catalogazione corrisponde sostanzialmente alle unità di consistenza rilevate all’atto della donazione: raggruppamenti di fotografie (foto sciolte) e album fotografici. In entrambi i casi si tratta di “oggetti complessi” che si presentano come unica entità, perché “hanno un titolo unitario o sono una raccolta fattizia o sono reportage, servizi fotografici, cartelle portfolio” . I raggruppamenti di fotografie sono stati identificati a partire dalla ricorrenza, nelle singole fotografie che li compongono, di evento e data, ma soprattutto in quanto ”insieme di immagini rinviabili ad una precisa ed univoca volontà progettuale e esecutiva ”. Gli album sono stati identificati come unica entità in quanto inequivocabilmente ideati e pubblicati come unità, anche in questo caso da una o più volontà progettuale e esecutiva (esempio: l’autore delle fotografie e l’autore dell’album).
La data cronica è stata attribuita, quando non espressa, riferendosi soprattutto alle attività riportate dalle immagini fotografiche, espletate da Colombo, e riconducibili agli uffici e ai ruoli occupati dallo stesso nel corso della sua carriera politica. In alcuni casi, sono stati valutati anche il contesto e oggetti e accessori personali del senatore individuabili nelle foto.